Il termine “sindrome orale allergica (OAS)” descrive la rapida insorgenza di sintomi indotti da allergeni alimentari sulla mucosa orale e faringea. Questi sintomi includono prurito e/o angioedema delle labbra, della lingua, del palato, delle orecchie e della gola, accompagnati spesso da una sensazione di dolore pungente. In alcuni casi possono comparire sulla mucosa orale anche macchie rosse o vesciche di breve durata. Comunemente, questi sintomi si risolvono gradualmente in un’ora, ma in alcuni casi possono aumentare di gravità fino a reazioni anafilattiche.
Nel nostro articolo vedremo cosa provoca l’insorgenza di questa sindrome, quali alimenti ne possono essere responsabili e perché e infine come si pone la diagnosi.
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Come è stata scoperta la sindrome orale allergica
Nel 1942 Tuft e Blumstein diedero la prima descrizione di questa sindrome associandola alla pollinosi della betulla e ad un’ipersensibilità a frutta e verdura. Nel 1987 Amlot e colleghi furono i primi a coniare il termine di “sindrome orale allergica” descrivendo le manifestazioni cliniche orali indotte da diversi alimenti allergenici comuni, come pesce, latte, uova e noci.
Quasi contemporaneamente Ortolani e collaboratori hanno utilizzato il termine “sindrome orale allergica” per descrivere un paziente affetto da rinocongiuntivite, che mostrava sintomi orali dopo aver ingerito frutta e verdura fresca. Successivamente è stata rilevata in alcuni frutti la presenza di un nuovo allergene di 13 kDa responsabile della sindrome orale allergica.
Si è visto che questo allergene non era correlato alla pollinosi ed era responsabile di una reattività crociata con i frutti della sottofamiglia delle Prunoideae, come la pesca, la ciliegia, l’albicocca e la prugna. Pertanto, era chiaro che la sindrome orale allergica poteva essere indotta da allergeni animali (uova, latte, frutti di mare) e vegetali in assenza o in presenza di pollinosi.
Cosa provoca lo sviluppo della sindrome orale allergica
L’avvento dell’allergologia molecolare ha permesso di studiare molto bene inalanti e allergeni alimentari, ma la patogenesi dei disturbi allergici è ancora oscura. Un’ipotesi emergente suggerisce che alla base di queste sindromi vi sia la presenza di un danno della barriera mucosa. L’epitelio delle vie aeree rappresenta una barriera fisica che ci difende dalle sostanze nocive inalate.
Qui le cellule dendritiche epidermiche hanno una funzione chiave come induttori e silenziatori di risposte allergiche all’interno della rete immunologica delle superfici mucose. Inoltre, le differenze nei batteri orali (ovvero nel microbioma salivare umano) possono influenzare la digestione orale e i processi immunitari orali in quanto la presenza di IgA secretorie nella saliva svolge un’azione di difesa contro gli agenti nocivi. Allo stesso modo, tali differenze potrebbero indurre una disbiosi orale mediata da IgA secondaria a una disregolazione del microbiota intestinale.
Nel tentativo di unificare sintomi e segni in un’unica entità, definita “sindrome”, sono state progressivamente proposte diverse associazioni di fonti allergeniche, spesso basate su semplici calcoli statistici. L’approccio molecolare basato sull’identificazione delle proteine allergeniche evidenzia come la sensibilizzazione a determinate fonti allergeniche sia fortemente dipendente dalle peculiarità del paziente.
Quali test si possono eseguire per fare diagnosi
La diagnosi della sindrome orale allergica inizia sempre con la raccolta approfondita dei dati anamnestici del paziente. Poi possono essere eseguiti una serie di esami che hanno l’obiettivo di individuare cosa ha provocato l’insorgenza della sindrome. Tra questi abbiamo:
- ll prick test cutaneo è solitamente la prima indagine. Si esegue con lo scopo di effettuare uno screening preliminare della fonte delle reazioni allergiche.
- Il Basophil activation test (BAT) è un test funzionale utile per la diagnosi delle allergie ai pollini e agli alimenti. Può essere inoltre utilizzato per valutare la possibilità di reazioni allergiche più gravi nei pazienti che sono affetti dalla sindrome orale allergica. Questo test è abbastanza specifico e in grado di stimare la soglia delle reazioni allergiche, nonché di discriminare tra pazienti sensibilizzati e sintomatici. Tuttavia, è un test complesso da eseguire e pertanto è limitato a casi selezionati.
- La ricerca di IgE specifiche nel siero, utilizzando sistemi singleplex e multiplex, è chiaramente il metodo più semplice per ottenere una diagnosi ed è anche la più sicura per il paziente. I test sierologici possono essere eseguiti utilizzando estratti o molecole allergeniche purificate come reagenti. A differenza degli estratti, le molecole allergeniche rappresentano reagenti standardizzati in grado di fornire indicazioni sulla sensibilizzazione del paziente ai singoli allergeni. Questa conoscenza è di grande rilevanza nella gestione del paziente affetto da sindrome orale allergica. Infatti, l’identificazione di molecole allergeniche a cui il paziente è sensibilizzato contribuisce a prevedere la possibile allergenicità e reattività crociata con molecole omologhe contenute in altre fonti. Queste informazioni possono essere utilizzate per la valutazione del rischio di sviluppare reazioni più gravi.
Le proteine vegetali e cross-reattività
La sindrome orale allergica, come abbiamo già detto quindi, altro non è che una reazione del sistema immunitario a un allergene presente in un frutto o in una verdura. Il sistema immunitario lo scambia per un allergene che ha incontrato di già quando è venuto in contatto con il polline di una pianta. Dobbiamo sottolineare che la frutta e le verdure hanno in realtà molte proteine simili in comune con le piante.
Se un paziente è allergico a un polline e mangia una verdura o un frutto, può accadere che incontri un allergene che strutturalmente è simile a quello presente nel polline. Il sistema immunitario quindi lo riconosce, crede che si tratti dello stesso allergene e allora sviluppa la reazione allergica, i cui sintomi si manifestano a livello della mucosa orale. Spesso accade che lo stesso paziente se mangia lo stesso frutto o la stessa verdura però cotti, i sintomi non si sviluppano. Tutto ciò accade perché la cottura denatura le proteine e quindi l’allergene si “danneggia” e non viene più riconosciuto dal sistema immunitario come simile a quello del polline.
Profilin è un esempio di una proteina allergenica presente in tutte le piante. Le profiline svolgono un ruolo chiave nella fisiologia cellulare e mostrano un’elevata conservazione delle loro caratteristiche strutturali.
Sono state osservate infatti molte analogie di sequenza (dall’80 al 100%) tra struttura primaria della profilina del polline di betulla e molte altre proteine contenute in frutta e verdura. Pertanto, ciò suggerisce fortemente che i pazienti sensibilizzati ad esempio alla profilina del polline della betulla hanno un’alta probabilità di avere IgE che riconoscono gli omologhi contenuti in alimenti come nocciole e olive, noci, semi di soia, uva, mela, pera, carote e lattice.
Allergeni presenti nell’aria che cross-reagiscono con allergeni di frutta e verdura
Presentiamo ora un elenco dei alimenti vegetali che il sistema immunitario può scambiare per pollini a cui è già sensibilizzato.
Pollini di betulla e ontano: Albicocche, Arachidi, Banane, Carote, Ciliegie, Fagioli, Finocchio, Fragola, Frutta secca, Lampone, Kiwi, Mandorla, Mango, Mele, Melone, Nespola, Nocciola, Noce, Pomodoro, Prezzemolo, Pere, Pesche, Pistacchio, Prugne, Sedano, Soia;
Pollini di artemisia e ambrosia: Anguria, Anice, Banana, Camomilla, Carota, Castagna, Cetriolo, Cicoria, Coriandolo, Cumino, Finocchio, Girasole, Semi Di Girasole, Mela, Melone, Prezzemolo, Sedano, Tarassaco, Zucca, Zucchine;
Pollini di graminacee: Agrumi, Albicocche, Anguria, Ciliegie, Frumento, Kiwi, Mais, Mandorle, Orzo, Melanzane, Meloni, Patate, Pesche, Pere, Pomodori, Prugne;
Pollini di parietaria: Basilico, Ciliegia, Gelso, More Di Gelso, Melone, Ortica, Piselli;
Lattice: Avocado, Banana, Castagna, Kiwi, Mango, Melone, Papaia, Pomodoro;
Acari della polvere: Crostacei, Lumache Di Terra e di mare.
Trattamento
Se la sindrome si presenta in maniera lieve non è necessario mettere in atto alcun trattamento terapeutico. Se invece i sintomi sono fastidiosi, le labbra sono aumentate di volume, si ha prurito a livello della mucosa orale oppure sono comparsi pomfi, è necessario contattare immediatamente il medico che provvederà a prescrivere farmaci antistaminici e farmaci corticosteroidei al fine di ridurre la sintomatologia.