Classificazione e presentazione
L’epilessia presenta due picchi di incidenza. Uno durante l’infanzia e l’altro dopo i 65 anni. Tutto ciò è dovuto al fatto che le forme più frequenti durante l’infanzia sono quelle congenite o idiopatiche, mentre nell’età adulta sono dovute per lo più ad eventi cerebrovascolari o neurodegenerativi.
Per poter capire se si è di fronte ad una crisi epilettica bisogna per prima cosa sapere che esistono varie forme di epilessia che si presentano con caratteristiche cliniche peculiari.
Le crisi si suddividono in:
Crisi epilettiche parziali. Si sviluppano da uno specifico focolaio in una regione della corteccia cerebrale e le manifestazioni cliniche dipendono dall’area interessata. Se per esempio la zona colpita è un’area motoria si possono avere durante la crisi movimenti involontari, oppure se si tratta dell’area preposta per esempio alla percezione degli odori durante la crisi saranno avvertiti sentori che in realtà non sono presenti. Si possono avere quindi sintomi motori come scatti, formicolii, alterazioni sensitive, fenomeni visivi, uditivi, alterazioni del comportamento ecc. a seconda dell’area interessata. Le cause di questo tipo di crisi sono spesso dovute a lesioni cerebrali strutturali come ischemie, presenza di neoformazioni, cicatrici, pregresse emorragie o traumi. Esiste anche una forma di epilessia denominata criptogenica in cui non si conoscono le cause dell’insorgenza delle crisi dato che non sono evidenti lesioni strutturali alla tac o alla risonanza magnetica cerebrale.
Crisi epilettiche generalizzate. L’attività cerebrale anomale in questi casi riguarda tutto l’encefalo. Alcune forme vengono denominate idiopatiche. In questo caso il paziente presenta una predisposizione individuale o ereditaria a sviluppare le crisi. Presenta una soglia epilettogena bassa e quindi sviluppa la crisi facilmente senza che vi sia uno stimolo esterno specifico. Esistono tuttavia alcune condizioni trigger come per esempio la privazione di sonno, l’abuso oppure l’astinenza di psicofarmaci, l’etilismo ecc. Abbiamo vari tipi di crisi generalizzate. Le più comuni sono le assenze definite anche piccolo male e le crisi tonico-cloniche che invece vengono anche denominate grande male. Quando una persona sviluppa una crisi di piccolo male improvvisamente si blocca, diventa incosciente ad occhi aperti, non ha disturbi motori. Invece nelle crisi di grande male si ha sia la perdita di coscienza che contrazioni muscolari in tutto il corpo. Si ha anche la contrattura della mandibola, cianosi e poi si ha un periodo di recupero in cui il paziente riprende coscienza, si sente molto stanco, debole e dolorante per via delle forti contrazioni muscolari. Poi esistono anche altre forme di crisi che sono però meno frequenti come le crisi toniche (tutti i muscoli si irrigidiscono e il paziente diventa come una statua), atoniche (tutti i muscoli diventano flosci) e miocloniche (caratterizzate da scatti muscolari).
Come si fa la diagnosi
Fondamentale è la visita neurologica che inizia da un’accurata anamnesi. Gli esami strumentali che possono essere richiesti includono la risonanza magnetica cerebrale e l’elettroencefalogramma. Quest’ultimo, il cui acronimo è EEG, registra l’attività elettrica del cervello e riesce a rilevare la presenza di anomalie che vengono dette epilettiformi che posso destare il sospetto di malattia epilettica.
[mdspecresult id=”37″]Cosa fare durante una crisi di grande male?
Come già scritto prima quando si verifica un attacco epilettico grave ovvero una crisi tonico-clonica o di grande male il paziente cade a terra e perde i sensi. Tutti i muscoli si contraggono. In questi casi è necessario innanzitutto mantenere la calma poi:
- Spostare tutti gli oggetti che possono essere pericolosi;
- Mettere un cuscino o comunque qualcosa di morbido sotto la testa;
- Toglierle gli occhiali;
- Non infilare nulla tra i denti;
- Non cercare di contenere gli spasmi;
- Non darle da bere.
Dopo l’attacco:
- Posizionare la persona in posizione laterale di sicurezza;
- Liberare le vie respiratorie (saliva, vomito);
- Non lasciare da solo il paziente fino a quando è confuso;
- Offrire aiuto e farla riposare.
Bisogna chiamare un medico se:
- Le convulsioni non siano durate più di tre minuti;
- Il paziente rimane priva di senso;
- Si verifichino altri attacchi o si verificano lesioni gravi o il paziente non respira più correttamente.