Una donna è in menopausa quando non ha le mestruazioni per un anno a causa della perdita dell’attività follicolare ovarica. Tutto ciò si verifica tipicamente intorno ai 45-55 anni di età.
Il processo fisiologico che porta alla menopausa è graduale e si verifica nell’arco di diversi anni. Vi è infatti una fase in cui le donne hanno un ciclo mestruale irregolare che viene chiamato “transizione menopausale” oppure “perimenopausa”.
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Ruolo degli ormoni nella vita della donna
Il cambiamento ormonale è tra i principali cambiamenti fisiologici associati alla menopausa. L’estrogeno, un ormone sessuale femminile primario, determina le caratteristiche sessuali secondarie e influenza lo sviluppo e il funzionamento del sistema riproduttivo femminile. Tutti gli estrogeni sono steroidi. Oltre al suo ruolo indispensabile nello sviluppo dei tessuti e degli organi riproduttivi femminili – come il seno, la vagina e l’utero – gli estrogeni sono anche coinvolti nel mantenimento della funzione di questi tessuti e organi durante la pubertà, l’età adulta e la gravidanza.
L’estradiolo (E2) è quasi sempre presente nel corpo delle donne in età riproduttiva, mentre l’estriolo (E3), che è prodotto dalla placenta, aumenta principalmente durante la gravidanza e svolge un ruolo importante nel mantenimento della gravidanza nelle prime fasi. Durante la gravidanza, i livelli di E3 aumentano fino a 1000 volte, mentre i livelli di estrone ed E2 aumentano fino a 100 volte. Pertanto, E3 può essere misurato nelle urine. Durante la fase follicolare del ciclo mestruale, le cellule tecali producono androstenedione, che funziona come un precursore metabolico dell’estrone e del testosterone nelle ovaie e nei tessuti periferici.
Cosa accade dopo la menopausa
La maggior parte degli studi suggerisce che con la menopausa si ha un importante cambiamento nella composizione del corpo femminile. Alcuni di questi cambiamenti possono essere in parte spiegati dalla compromissione del ruolo protettivo degli estrogeni e da un relativo aumento dei livelli circolanti di androgeni.
Precedenti studi hanno dimostrato che gli ormoni sessuali endogeni possono influenzare il profilo lipidico nelle donne in premenopausa e postmenopausa perché i recettori per estrogeni e androgeni sono espressi sia negli adipociti viscerali che sottocutanei.
Durante la transizione menopausale, che di solito dura 2-7 anni, si verificano modificazioni importanti nella composizione corporea dovuti all’invecchiamento e ai cambiamenti ormonali. Gli estrogeni ovarici aumentano l’accumulo di grasso periferico principalmente nelle regioni sottocutanee glutea e femorale, mentre gli androgeni – principalmente il testosterone biodisponibile- aumentano l’accumulo di grasso addominale viscerale. La marcata diminuzione delle concentrazioni di estrogeni che accompagna l’iperandrogenismo relativo è considerata il principale fattore che causa l’aumento di peso e la ridistribuzione del grasso corporeo nelle donne in postmenopausa.
Lo studio “SWAN”, studio di follow-up di cinque anni, ha messo in evidenza che l’eccesso relativo di androgeni (un rapporto testosterone / E2 basale più elevato) può predire l’incidenza della sindrome metabolica, compreso il metabolismo lipidico disregolato e l’obesità, durante la transizione menopausale. In questo studio si è visto che le donne in postmenopausa avevano grasso addominale viscerale e tessuto adiposo sottocutaneo ben due volte maggiore rispetto alle donne in premenopausa. Tuttavia, i livelli di testosterone erano simili tra le donne in premenopausa e in postmenopausa.
Ciò ha suggerito che la ridistribuzione del grasso viene influenzata da una marcata diminuzione dei livelli di estrogeni ma non da un aumento del livello di testosterone.
I recettori degli estrogeni e degli androgeni sono espressi nelle cellule adipose viscerali e sottocutanee. Pertanto, i cambiamenti nei livelli degli ormoni sessuali possono influenzare il metabolismo dei lipidi.
Menopausa e sindrome metabolica
La sindrome metabolica è definita come un insieme di condizioni caratterizzate da alterato metabolismo del glucosio, ipertensione, obesità centrale, alti livelli di colesterolo LDL e alti livelli di trigliceridi. Studi recenti indicano che la sindrome metabolica è più diffusa tra le donne in postmenopausa rispetto alle donne in premenopausa. Inoltre tale condizione è più prevalente nelle donne di mezza età rispetto agli uomini e colpisce negativamente le donne più degli uomini.
Le donne tipicamente passano dal prediabete al diabete con un profilo di rischio cardiovascolare peggiore e un indice di massa corporeo più alto rispetto agli uomini.
Il rapido declino della funzione ovarica e il conseguente declino nella produzione di ormoni sessuali a base di steroidi circolanti – come gli estrogeni – associati alla menopausa si traducono in un aumento dell’adiposità generale, in particolare dell’adiposità viscerale addominale. L’aumento dell’adiposità nelle donne in postmenopausa è significativamente associato all’iperinsulinemia, il che suggerisce che l’insulino-resistenza può essere responsabile dello sviluppo delle caratteristiche chiave della dislipidemia postmenopausale, dell’obesità, della sindrome metabolica e del diabete di tipo 2.
Un eccesso di grasso viscerale addominale può causare alterazioni metaboliche, soprattutto nel metabolismo degli acidi grassi, nelle donne in postmenopausa. È stato riportato che il grasso viscerale è associato a un alto tasso di lipolisi (scomposizione del triacilglicerolo (TG) in glicerolo e acido grasso libero (FFA)). Il tasso di lipolisi basale nel tessuto adiposo dei glutei delle donne in postmenopausa è inferiore del 77% rispetto a quello del tessuto adiposo dei glutei delle donne in premenopausa.
Inoltre, l’attività della lipoproteina lipasi del tessuto adiposo (AT-LPL), che gioca un ruolo importante nell’accumulo e nella distribuzione delle riserve di grasso, era significativamente più alta nel tessuto adiposo dei glutei e dell’addome delle donne in postmenopausa rispetto a quello delle donne in premenopausa. Pertanto, un tasso di lipolisi inferiore e una maggiore attività di AT-LPL predispongono le donne in postmenopausa all’aumento dell’accumulo di grasso corporeo.
L’Autore Takahashi et al. nei suoi studi ha evidenziato che nel postmenopausa si ha un importante aumento della concentrazioni di metaboliti degli acidi grassi. Tutto ciò si correla allo sviluppo della sindrome metabolica.
Cambiamenti associati alla menopausa nella massa magra e nel metabolismo basale
Uno dei cambiamenti evidenti nella composizione corporea che è associato all’età è la perdita di massa corporea magra. Molti studi, attraverso l’esecuzione di esami strumentali sulla composizione corporea, hanno evidenziato che le donne in postmenopausa presentano una massa magra ridotta in tutto il corpo, e in particolare al tronco e nelle regioni degli arti inferiori rispetto alle donne in premenopausa. Si sviluppa quindi una condizione di sarcopenia.
Quest’ultima si riferisce alla perdita degenerativa del muscolo scheletrico che si verifica con un tasso del 3% –8% ogni 10 anni dopo i 30 anni e accelera con l’età. Questa condizione si associa ad un aumentato rischio di cadute, fratture, disabilità funzionale e mortalità generale tra gli anziani.
La perdita della massa corporea magra e del muscolo scheletrico induce all’alterazione del metabolismo basale. Il metabolismo basale è la quantità di energia, in calorie, necessaria per mantenere le funzioni vitali biologiche, inclusa la regolazione della temperatura corporea, la contrazione e il rilassamento muscoli, la respirazione, la circolazione sanguigna, la crescita cellulare, le funzioni del cervello e dei neuroni. Generalmente, il metabolismo basale costituisce circa il 60% -75% del dispendio calorico diurno. Tuttavia, il metabolismo basale può variare notevolmente da individuo a individuo.
La massa magra e il muscolo scheletrico rappresentano circa il 60% -85% della massa corporea ed è considerata un consumatore di energia. Invece la massa grassa funge da sito di immagazzinamento dell’energia in eccesso. Pertanto, i cambiamenti nella composizione corporea nelle donne, intorno al periodo della menopausa, come la perdita di massa magra, portano a una diminuzione del metabolismo basale. Quindi il corpo delle donne in menopausa spende meno energia per mantenere i processi vitali di base.
Raccomandazioni dietetiche
I cambiamenti ormonali e metabolici nelle donne in menopausa sono associati ad un aumento del peso corporeo e all’accumulo di grasso viscerale, che si traduce nella prevalenza di un’obesità addominale elevata.
Come accennato in precedenza, l’insulina, il colesterolo totale, il colesterolo LDL, il colesterolo HDL e il rapporto colesterolo totale-HDL sono solitamente alterati nelle donne in postmenopausa con un rischio del 50% di avere la sindrome metabolica. Secondo gli standard di riferimento per i nutrienti, le porzioni di macronutrienti dovrebbero consistere di circa il 10% -35% di energia derivata da proteine, 45% -65% di energia derivata da carboidrati e 20% -35% di energia derivata dai grassi. Il fabbisogno di diversi nutrienti chiave, come proteine, vitamina D, vitamina B-12, fibre e liquidi, deve essere soddisfatto in una dieta ipocalorica.
Le linee guida per l’obesità dell’American Heart Association (AHA) e dell’American College of Cardiology (ACC) del 2013 indicano i seguenti metodi per ridurre l’assunzione di cibo e calorie per la perdita di peso:
(a) 1200-1500 kcal / giorno per le donne (i livelli di kilocalorie sono solitamente aggiustati per il peso corporeo dell’individuo),
(b) un deficit energetico di 500 kcal / giorno o 750 kcal / giorno,
(c) diete mirate a limitare determinati tipi di alimenti (come cibi ad alto contenuto di carboidrati, alimenti a basso contenuto di fibre , o cibi ricchi di grassi) per creare un deficit energetico e ridurre l’assunzione di cibo.
Bisogna ricordare che durante la menopausa si ha sarcopenia. La perdita di muscolo scheletrico può portare a cambiamenti significativi nel metabolismo degli aminoacidi perché il muscolo scheletrico contiene il 53% –75% di tutte le proteine presenti nel corpo umano. Pertanto, un basso apporto di proteine nella dieta può limitare la perdita di peso e provocare un peggioramento della sarcopenia.
Tuttavia, questo può essere risolto impiegando particolari aggiustamenti nutrizionali (una maggiore assunzione di proteine (1,0–1,2 g / kg / giorno) può compensare una certa perdita di massa muscolare durante la perdita di peso) e praticando esercizio fisico.
Il metabolismo basale si può stimolare seguendo questi suggerimenti:
- Consumare 5 pasti al giorno. Si consiglia di fare tre pasti principali (colazione, pranzo e cena) e due spuntini leggeri a basso contenuto di grassi (a metà mattinata e nel pomeriggio).
- Mangiare più frutta e verdura e diminuire l’introito di grassi. Si consiglia di assumere almeno quattro porzioni di frutta e verdura all’interno dei cinque pasti.
- È necessario inoltre evitare cibi ad alto contenuto di acidi grassi saturi e colesterolo come insaccati, fritture e formaggi grassi e preferire invece l’olio extra vergine di oliva.
- Si consiglia di mangiare più pesce preferibilmente azzurro, carni bianche e latticini magri.
- È importante anche curare il tipo di cottura per non perdere i nutrienti contenuti nei vari cibi.
- È fondamentale inserire nella propria dieta alimenti ricchi di calcio e magnesio per sostenere la normale struttura e funzionalità delle ossa e prevenire l’osteoporosi.
- Evitare il sale e bere almeno due litri di acqua al giorno. In particolare si consiglia alle donne in menopausa di bere acque bicarbonato-calciche (a residuo fisso medio-alto) che presentano una elevata bio-disponibilità del calcio e magnesio. Gli studi hanno evidenziato che tali acque non solo proteggono le ossa ma anche il sistema cardiocircolatorio.
- Mangiare meno alimenti dolci, eliminare completamente il fumo e l’alcol e limitare il caffè.
- Mantenersi sempre attivi attraverso l’attività fisica quotidiana.