La lombalgia è un sintomo comune che può migliorare spontaneamente entro poche settimane. Tuttavia, circa il 2-7% dei casi può evolvere in lombalgia cronica che può portare a una disabilità significativa.
L’età è un noto fattore di rischio per l’insorgenza della lombalgia cronica in associazione al disagio psicologico, all’inattività, all’ambiente sociale, ad altre comorbilità, al sesso, a fattori genetici e alla precedente esposizione lavorativa. Nel nostro articolo vedremo…
Lombalgia cronica: frequenza e sintomatologia
La lombalgia cronica colpisce circa il 20-25% della popolazione anziana (di età superiore ai 65 anni) e attualmente è la principale causa di disabilità sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati. Aumenta linearmente dalla terza decade di vita interessando più donne che uomini. L’Autore Cayea et al. ha evidenziato nei suoi studi che il 36% degli anziani di età pari o superiore a 65 anni viene colpito dalla lombalgia almeno una volta all’anno.
Di questi circa il 21% ha riferito di avvertire dolore moderato o intenso. Si parla di lombalgia cronica quando si presenta un dolore localizzato tra i margini costali inferiori e il gluteo che dura per più di 12 settimane. Può essere spesso accompagnato da sintomi neurologici agli arti inferiori (es. Sciatica).
Cosa provoca lo sviluppo della lombalgia cronica
Le cause possono essere distinte in:
- Specifiche. È dovuta ad un processo degenerativo dei segmenti spinali della colonna lombare come stenosi spinale lombare, spondilolistesi o ernia del disco;
- Non specifico. In questo caso non si riesce ad individuare una causa fisica sottostante.
La lombalgia cronica negli anziani ha cause multifattoriali, inclusi fattori sia biologici (insufficiente funzione muscolare intorno alla colonna vertebrale), sia psicosociali.
Anziani e lombalgia cronica: quali conseguenze
La lombalgia cronica, specialmente negli anziani, può portare a una grave riduzione dell’indipendenza e delle prestazioni quotidiane delle normali attività. Pertanto, è fondamentale raggiungere una gestione ottimale di questa condizione nei pazienti più anziani al fine di migliorare la loro qualità di vita. Tuttavia, sono disponibili prove limitate sull’efficacia dei trattamenti comunemente raccomandati per i pazienti anziani affetti da lombalgia cronica.
Paeck et al. ha mostrato che solo pochi studi clinici pubblicati in letteratura erano focalizzati su persone anziane. In effetti, la maggior parte degli studi include persone di età inferiore ai 65 anni. Bisogna sottolineare che non tutte le opzioni di trattamento normalmente indicate per i giovani possono essere perseguite anche nella popolazione anziana, poiché potrebbero esserci altre comorbidità, come l’osteoporosi, che possono limitarne l’applicabilità.
Studi clinici dimostrano l’efficacia dell’esercizio fisico
Le linee guida di pratica clinica per la lombalgia cronica raccomandano l’attività fisica come uno degli interventi più utilizzati soprattutto perché è facilmente applicabile e a basso costo. L’attività fisica migliora le funzioni, la mobilità, la qualità della vita e alcuni disagi psicologici che possono essere spesso riscontrati negli anziani.
Inoltre, può migliorare la partecipazione sociale e lavorativa, le strategie di coping e riduce le preoccupazioni riguardo al dolore cronico. Allo stesso modo, l’inattività fisica è significativamente correlata al peggioramento di diverse condizioni croniche tra cui diabete mellito di tipo 2, insufficienza cardiaca congestizia e disturbi cognitivi come depressione e malattie neurodegenerative. Pertanto, l’attività fisica può essere utile e avere effetti positivi sui pazienti affetti da lombalgia cronica e altre condizioni croniche.
Negli ultimi anni sono stati effettuati diversi studi che hanno indagato i possibili effetti benefici (miglioramento della disabilità e del dolore) dell’attività fisica nei pazienti affetti da lombalgia cronica. In molti di questi studi l’attività fisica è stata definita come un programma di attività supervisionato che include programmi di fitness fisico generale, esercizi cardiovascolari total body, back school e tecniche specifiche volte ad aumentare la forza o lo stretching di un singolo muscolo come Pilates, McKenzie, Feldenkrais, Tai Chi o fisioterapia acquatica/idroterapia.
I pazienti sottoposti a questi studi hanno effettuato diversi tipi di attività motorie come per esempio stretching, esercizi aerobici o ricondizionamento muscolare ma anche semplici passeggiate, ciclismo, esercizi di back school, idroterapia, Yoga e Quigong. Inoltre la maggior parte degli studi inclusi erano focalizzati sui muscoli addominali, ileopsoas, muscoli posteriori della coscia, gastrocnemio, quadricipiti, flessori dell’anca, muscoli abduttori/adduttori dell’anca e muscoli erettori spinali. I risultati ottenuti evidenziano che i pazienti più anziani con lombalgia cronica che effettuano attività fisica presentano un miglioramento complessivo del dolore e della disabilità.
Altri studi hanno dimostrato che sia i cicli di esercizi di resistenza isotonica lombare che gli esercizi di rinforzo isotonico e isocinetico addominale, toracolombare e degli arti superiori, migliorano il dolore nei pazienti affetti da lombalgia cronica. A tal proposito l’Autore Vincent et al. ha evidenziato nei suoi studi un miglioramento della velocità di deambulazione e della resistenza nel follow-up di 4 mesi. Questa scoperta conferma che il trattamento fisico del dolore lombare cronico si può focalizzare non solo sui muscoli lombari ma anche sugli arti inferiori e sul torace (esercizi per i distretti muscolari respiratori).
Altri Autori, che hanno valutato il grado di disabilità nei pazienti affetti da lombalgia cronica, hanno confermato nei loro studi che la camminata, il back school, l’idroterapia, lo yoga e il Qijong, il ciclismo, il programma di rafforzamento, lo stretching e l’attività fisica combinata e cognitiva riescono a migliorare le prestazioni funzionali.
Attività fisica e motivazione
Al fine di ottenere gli effetti benefici dell’attività fisica è molto importante che il paziente sia compliante e motivato. L’Autore Beissner et al., a tal proposito, ha sottolineato un’interessante opzione di trattamento rappresentata dalla terapia cognitivo-comportamentale in associazione all’attività fisica per ridurre i sintomi nei pazienti affetti da lombalgia cronica.
In una recente revisione sistematica, Vitoula et al. ha evidenziato che la terapia cognitivo-comportamentale era efficace nei pazienti con lombalgia cronica, specialmente nel ridurre la percezione del dolore e aiutarli a migliorare la loro funzionalità. Inoltre, la revisione ha mostrato che è possibile ottenere risultati migliori quando i trattamenti sono personalizzati. Si è visto che i pazienti che mantengono una compliance prolungata ai protocolli di riabilitazione e che sono altamente motivati ottengono risultati migliori in termini di sollievo dal dolore e raggiungono importanti risultati funzionali.
Limitazione all’esercizio fisico: la sarcopenia
Uno dei principali limiti per l’esecuzione degli esercizi fisici nei pazienti anziani è la sarcopenia. Quest’ultima viene definita come una perdita di massa muscolare (massa corporea magra) che si associa alla riduzione della funzione muscolare.
Il periodo postoperatorio, la scarsa mobilizzzazione, le malattie endocrine (come il diabete di tipo II) e l’assunzione incontrollata di nutrienti possono portare alla sarcopenia. L’Autore Landi et al. ha condotto una revisione della letteratura riportando che l’attività fisica ha un ruolo importante nella riduzione della sarcopenia nelle persone anziane. L’attività fisica potrebbe inoltre aumentare l’irisina e l’osteocalcina. La prima è una miochina simile a un ormone prodotta dal muscolo scheletrico durante l’esercizio fisico. L’irisina può indurre la termogenesi dagli adipociti bruni.
Questa proteina ha anche un effetto nel controllo della massa ossea, con effetti positivi sulla densità minerale corticale. È anche dimostrato che l’irisina gioca un ruolo cruciale nella riduzione della sarcopenia nelle persone anziane. L’osteocalcina è una proteina simile all’ormone derivata dall’osso. Favorisce funzioni fisiologiche aumentando la formazione ossea, regolando la diminuzione muscolare correlata all’età e riducendo il rischio di diabete di tipo II. Chahla et al. hanno riportato nel loro studio che l’osteocalcina è più alta nei pazienti che eseguono regolarmente attività fisica, con un aumento della mineralizzazione ossea, della funzione muscolare e della riduzione del rischio di diabete di tipo II.
Inoltre, diversi studi riportano che l’esercizio fisico potrebbe anche ridurre il livello di osteoporosi, determinando un valido approccio terapeutico per questa malattia negli anziani.
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