La prevalenza dell’obesità tra gli adulti è in aumento in tutto il mondo e si prevede che raggiungerà il 48,9% negli stati sviluppati entro il 2030. L’obesità è accompagnata da uno stato di infiammazione cronica di basso grado che colpisce la maggior parte dei tessuti del corpo, inclusi il fegato, il tessuto adiposo, il cervello e il pancreas.
È stato ipotizzato che l’intenso stato infiammatorio di questi tessuti, molto importanti dal punto di vista metabolico, aumenti il rischio di sviluppare diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e cancro. Nel nostro articolo vedremo la relazione che intercorre tra obesità ed infiammazione, vedremo gli studi che sono stati effettuati che dimostrano gli effetti benefici dei frutti rossi e ci concentreremo in particolare sulla fragole.
Obesità e infiammazione: perché sono strettamente legate?
L’infiltrazione da parte di cellule immunitarie come i macrofagi M1 e le cellule T nel tessuto adiposo, nel fegato, nel pancreas e in altri tessuti è un segno distintivo dello stato infiammatorio che si associa all’obesità.
In quest’ultima si ha anche un importante aumento delle concentrazioni circolanti di marcatori infiammatori come la proteina C-reattiva, l’interleuchina-6 e il fattore di necrosi tumorale (TNF)-α. Inoltre sono stati individuati, come importanti mediatori che propagano gli effetti dell’obesità sull’infiammazione, anche il fattore di trascrizione, il fattore nucleare kappa potenziatore della catena leggera delle cellule B attivate (NF-κB) e il recettore Toll-like 4 (TLR4).
Questi rappresentano potenziali bersagli per nuovi approcci terapeutici per l’infiammazione indotta dall’obesità. Inoltre, nell’obesità, c’è uno squilibrio nel rapporto tra specie pro-ossidanti e antiossidanti, che porta a stress ossidativo, che può esacerbare l’infiammazione e provocare ulteriori danni alle cellule.
Frutti rossi ed effetti antinfiammatori
Negli ultimi anni è cresciuto notevolmente l’interesse da parte dei consumatori nei confronti di alimenti con proprietà nutraceutiche finalizzate al trattamento e alla prevenzione di patologie strettamente legate all’obesità.
I frutti rossi sono stati ampiamente studiati per le loro proprietà antinfiammatorie che possono tradursi in benefici per la salute. Ci sono diversi componenti dei frutti rossi che possono essere molto salutari, tra cui vitamine, minerali, fibre e polifenoli. I diversi tipi di frutti rossi che si trovano in commercio hanno quantità e proporzioni diverse di questi fitonutrienti.
Inoltre il numero e la proporzione dei composti bioattivi variano anche all’interno dello stesso tipo di frutto per via delle sue qualità genetiche, delle condizioni di coltivazione, della maturazione e delle condizioni di conservazione. Poiché contengono in abbondanza composti bioattivi, i frutti rossi aiutano nella riduzione dell’infiammazione indotta dall’obesità e nel migliorare la disfunzione cardiometabolica che ne deriva. Esiste un’ampia varietà di frutti rossi tra cui more, mirtilli, fragole, lamponi, mirtilli rossi, bacche di goji, bacche di olivello spinoso e bacche di rosa canina.
È stato dimostrato che molte di queste frutti hanno effetti importanti nel migliorare la glicemia, l’insulinemia, le concentrazioni di lipidi e nel ridurre i marcatori infiammatori circolanti. Studi preclinici su roditori e colture cellulari hanno chiarito i meccanismi attraverso i quali i frutti rossi e i loro derivati hanno effetti antinfiammatori.
Componenti bioattivi dei frutti rossi
I frutti rossi contengono una serie di composti bioattivi, tra cui vari tipi di composti polifenolici. Questi composti sono sempre più studiati per le loro potenti capacità antiossidanti e antinfiammatorie. Comprendono composti appartenenti alla famiglia dei flavonoidi, come le antocianidine (es. cianidina, pelargonidina e glicosidi peonidinici), flavonoli (es. glicosidi kaempferolo e quercetina), flavanoli (catechina ed epicatechina), flavanoni (ad es. naringenina) e flavoni (ad es. apigenina); acidi fenolici (es. acidi idrossicinnamico e idrossibenzoico); tannini idrolizzabili (es. ellagitannini) e condensati (es. proantocianidine); e stilbeni (p. es., resveratrolo).
Gli antociani sono ampiamente distribuiti negli alimenti; quindi, sono il flavonoide più consumato. Sono metaboliti vegetali idrosolubili responsabili dei vivaci pigmenti rossi, viola e blu che si trovano in molte piante, compresi appunto i frutti rossi. Questi composti sono derivati poliidrossilici e polimetossi glicosilati dei sali di flavilio.
La cianidina-3-glucoside (C3G) è considerata l’antocianina primaria presente nelle porzioni commestibili della maggior parte degli alimenti vegetali. L’antocianina è altamente carente di elettroni e può, quindi, eliminare i radicali liberi e le specie reattive dell’ossigeno. Gli acidi fenolici hanno un anello aromatico con uno o più gruppi ossidrilici e una funzione carbossilica.
Si trovano in abbondanza nei frutti rossi e hanno enormi capacità antiossidanti, nonché benefici antitumorali, antivirali e antimicrobici. Le proantocianidine si trovano anche nei frutti rossi e hanno potenti capacità antiossidanti, inoltre si è scoperto che svolgono un ruolo benefico anche a livello endoteliale nelle malattie cardiovascolari.
Effetti antinfiammatori delle fragole
Data l’appetibilità e il loro profilo bioattivo, le fragole possono fungere da alimento funzionale per il trattamento dell’infiammazione indotta dall’obesità. Infatti, in diversi studi si è visto che quando la polvere di fragola arricchita con la principale antocianina della fragola, la pelargonidina 3-glucoside, viene somministrata ai ratti con sindrome metabolica indotta dalla dieta per sei settimane, la polvere di fragole riesce a ridurre il peso corporeo e il tessuto adiposo.
Inoltre l’analisi istologica ha mostrato che l’aggiunta alla dieta della polvere di fragola arricchita con pelargonidina 3-glucoside mitiga alcuni degli effetti dannosi della sindrome metabolica sul fegato. In particolare, la polvere di fragola riduce l’accumulo di lipidi epatici e l’infiltrazione delle cellule infiammatorie. La polvere di fragola riesce anche a ridurre l’infiltrazione delle cellule infiammatorie e la fibrosi nel ventricolo sinistro del cuore.
La riduzione dell’infiltrazione delle cellule infiammatorie nel fegato e nel ventricolo sinistro si è visto che si accompagna alla riduzione significativa della rigidità diastolica e della pressione sanguigna sistolica.
In un altro studio, è stata aggiunta alla dieta (6% della dieta in peso) di ratti Wistar alimentati con una dieta ricca di grassi e ricca di saccarosio una combinazione di polvere di fragola e mirtillo liofilizzata (5:1). Si è visto che nonostante l’aumento dell’apporto energetico, otto settimane di polvere di fragola e mirtillo hanno ridotto il peso corporeo e il tessuto adiposo viscerale. Tutto ciò si è accompagnato ad un netto miglioramento della tolleranza al glucosio.
Fragole e infiammazione endoteliale vascolare
Le fragole sono capaci anche di ridurre l’infiammazione nelle cellule endoteliali vascolari. In diversi studi sono stati utilizzati dei topi affetti da obesità genetica e diabete di tipo 2. Si è visto che l’aggiunta di polvere di fragola liofilizzata (2,35% della dieta in peso) ha la capacità di ridurre il legame dei monociti e abbassare i livelli di infiammazione nei vasi aortici.
Si è notato che questi cambiamenti si accompagnano ad una migliore vasodilatazione endoteliale e ad una pressione sanguigna più bassa. La polvere di fragola ha anche ridotto l’infiammazione nelle cellule endoteliali dell’arteria carotidea.
Da questi studi si è capito che il meccanismo attraverso il quale le fragole sopprimono l’infiammazione endoteliale è dovuto alla riduzione dello stress ossidativo e in particolare alla riduzione dell’espressione di Nox2. Questo meccanismo va a diminuire la segnalazione di NF-κB nelle cellule endoteliali, come evidenziato dalla ridotta espressione di IKKβ. La riduzione di IKKβ dovrebbe portare a una minore quantità di NFκB nucleare.
Fragole, disbiosi e infiammazione
Come le more e i mirtilli, è stato dimostrato che le fragole alterano la composizione del microbiota intestinale. Sono stati effettuati degli esperimenti nei topi affetti da colite. Si è visto che l’aggiunta di polvere di fragole liofilizzata (5% della dieta in peso) va ad aumentare la diversità del microbiota intestinale.
Si hanno così effetti benefici e si ha un netto miglioramento dello stato di disbiosi del microbiota intestinale. Si ha inoltre un’importante diminuzione della produzione delle citochine proinfiammatorie, TNF-α, IL-1β e IFNγ nella mucosa del colon. Si può affermare quindi che l’aggiunta di fragole alla dieta è in grado di influenzare il microbiota intestinale e migliorare l’infiammazione.